24.08.2014 Giornale L'Arena
Bellorio sanguigno e sentimentale in «D'amore e vita»
«Un modo,
dunque?/così evanescente,/ così attaccato a niente/ così debole/ e
flebile/ così piccolo piccolo/ così bisognoso di tutto,/ inerme,
imberbe,/ così indifeso,/ così schiavo del vento/ è
l'amore?».
Questi dolci, dubbiosi versi terminano la poesia
intitolata Non te, che fa parte di D'amore e di vita (Centro Studi
Tindari-Patti, 51 pagine, 10 euro 10), raccolta con cui Gaetano
Bellorio, veronese, continua la sua catena di libri che va
pubblicando dal 1985. Una raccolta sottile, ma colma di immagini ed
espressioni davvero sorprendenti sia per la loro argomentazione che
per la forza e- spressiva che si avvale di una lingua spesso
straniante e disseminata di soluzioni molto personali e fortemente
efficaci.
Bellorio scrive, oltre che di vicende esistenziali («non
c'è aria più fredda/ di quella che galoppa/ nei corridoi dei
cimiteri; / a questo penso, padre, / quando ti visito»), soprattutto
di amore. Il sentimento che più di ogni altro lo coinvolge e lo
spinge a cercare, e trovare, le soluzioni che riescono a inglobare
l'uomo nel più dolce/amaro dei rapporti nella strada che l'amore
percorre nel suo multiforme cammino verso la comprensione reciproca e
l'appagamento del sentimento umano che unisce gli uomini e ne fa il
nucleo più forte della nostra e delle altre specie. Si direbbe che
il flusso creativo che sempre insegue figure e situazioni
direttamente attratte da questo sentimento costringa il poeta a
ragionare continuamente su tali questioni amorose, ma non con logica
fredda e compassata, bensì con il calore del «fuoco» che spesso
compare nel suo vocabolario come una condizione essenziale,
irrinunciabile, imprescindibile («la foresta all'equatore lo sa/ di
che si interessa la vita, / come ogni vita si attardi/ quali astuzie
scovi per crescere, / quali odissee per non morire.// Non
diversamente, noi.// che della vita e dell'amore/ abbiamo voluto ogni
cavità, ogni recesso»).
Questa volontà umana che non diserta
nessun vivente è costante nei versi così unici di Bellorio da farne
una vera poetica, una poetica originale ed essenziale che porge il
destro alla novità linguistica e all'estro più consono a un
esperimento concluso, nel disegno di tutto un mondo sentimentale e
sanguigno che fa del suo esito poetico un'unica novità e dona al
mondo della parola caratteristiche sicure, versi carichi di linfa,
quasi organismi vivi che accompagnano le nostre passioni, i forti
richiami dello spirito e del corpo, il loro desiderio di vivere e di
allacciarsi tra loro come una catena in cui gli anelli non trovano
mai alcun punto debole che li divida.
Prosodia, idee, immagini
rimandano a questo abile artificio che conferisce al poeta il potere
della magia.
Arnaldo Ederle